Raffaele Ilardo
Come si usa il tester (parte prima)
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Tester analogico e tester digitale
figura 1
Un tempo l'unico tipo di tester comunemente utilizzato era quello analogico, dove il valore della grandezza misurata si apprezzava in base alla posizione assunta dalla lancetta su di una scala graduata (figura 1).
Essendo basato su organi meccanici in movimento, un simile strumento poteva perdere facilmente la corretta taratura; l'utente doveva poi fare attenzione a leggere il valore dalla giusta posizione, per evitare il famoso "errore di parallasse".
Apparsi più o meno negli anni '70, sono successivamente diventati di uso comune i tester digitali, in cui il valore misurato appare indicato su un display, in genere di tipo LCD. Attualmente i tester digitali si trovano sul mercato in una vastissima gamma di prezzi, da circa dieci euro ad alcune centinaia di euro; costano sicuramente meno di quelli analogici e, a parità di prezzo,
figura 2
L'uso di un multimetro analogico può essere vantaggioso nel caso di tensioni variabili, poichè il movimento della lancetta può seguire costantemente le fluttuazioni della grandezza misurata, contrariamente al digitale che richiede un certo tempo per elaborare il valore corretto. Un altro vantaggio del modello analogico consiste nella possibilità di funzionare anche senza una batteria di alimentazione (tranne quando si vogliano fare misure di resistenza).
figura 3
Qualunque tester fa uso di due cavi di collegamento (figura 3), uno rosso ed uno nero: ad una delle estremità ciascun cavo ha una spina da inserire nell'apposita boccola presente sul tester; dal lato opposto i cavi terminano con un puntale metallico, usato per "toccare" i punti da sottoporre a misura.
Misura di tensioni continue
Per effettuare misure di tensioni continue, occorre ruotare il selettore nel settore indicato come DCV, cioè "Direct Current Voltage" (figura 4).figura 4
figura 5
Se si ha un'idea approssimativa del valore da misurare, si può scegliere il valore immediatamente superiore, altrimenti è sempre bene partire dal valore più alto, per poi scendere ed affinare la misura.
Volendo per esempio misurare la tensione di una pila, che sappiamo essere circa 1,5 V, ruoteremo il selettore su 2000m (che sta per 2000 mV, cioè 2 volt).
Non si poteva misurare la tensione della pila col selettore su 20 o addirittura su 200? Si, era possibile, ma avremmo ottenuto una precisione inferiore; vediamo un esempio pratico:
- col selettore su 2000, tocchiamo con i puntali di misura i capi della pila e leggiamo la tensione: supponiamo di trovare il valore 1481 mV (e cioè 1,481 V)
- se ruotiamo il selettore su 20, misurando la stessa pila leggiamo 1,47 V
- se ruotiamo il selettore su 200, per la stessa pila leggiamo 01,4 V
I valori 2000 mV, 20V e 200V sono "valori di fondo scala", rappresentano cioè il massimo valore che si può leggere col selettore in quella posizione; si conclude allora che più il valore di fondo scala è lontano dal valore reale che si intende misurare, meno precisa sarà la lettura.
Volendo misurare la tensione di uscita sconosciuta di un alimentatore, converrà partire, per esempio, dalla posizione 200 (che sta per 200 volt) e fare una prima lettura; se il valore letto è inferiore a 20, supponiamo 16 V, possiamo senz'altro ruotare il selettore su 20 e leggere nuovamente il valore, ottenendo una maggior precisione.
- col selettore su 2000, tocchiamo con i puntali di misura i capi della pila e leggiamo la tensione: supponiamo di trovare il valore 1481 mV (e cioè 1,481 V)
- se ruotiamo il selettore su 20, misurando la stessa pila leggiamo 1,47 V
- se ruotiamo il selettore su 200, per la stessa pila leggiamo 01,4 V
I valori 2000 mV, 20V e 200V sono "valori di fondo scala", rappresentano cioè il massimo valore che si può leggere col selettore in quella posizione; si conclude allora che più il valore di fondo scala è lontano dal valore reale che si intende misurare, meno precisa sarà la lettura.
Volendo misurare la tensione di uscita sconosciuta di un alimentatore, converrà partire, per esempio, dalla posizione 200 (che sta per 200 volt) e fare una prima lettura; se il valore letto è inferiore a 20, supponiamo 16 V, possiamo senz'altro ruotare il selettore su 20 e leggere nuovamente il valore, ottenendo una maggior precisione.
Per qualunque tipo di misura, i tester migliori offrono una maggiore scelta di valori su cui commutare il selettore, in modo da poter sempre selezionare un fondo scala il più possibile vicino alla grandezza da misurare.
figura 6
figura 7
Supponiamo adesso, nel circuito di figura 6, di volere, per esempio, determinare la tensione presente sul collettore del transistor. Collegheremo allora il nostro tester come in figura 7: metteremo il puntale rosso a contatto con il collettore del transistor, mentre collegheremo il puntale nero al negativo dell'alimentazione, cioè alla massa; questo perchè noi vogliamo eseguire la misura prendendo come tensione di riferimento lo "zero" dell'alimentazione.
figura 8
figura 9
Pensiamo, per esempio, alla misura della tensione di base di un transistor: il circuito di figura 6, in seguito al collegamento del tester, risulta modificato come in figura 9: Zt, che rappresenta l'impedenza d'ingresso del tester, trovandosi in parallelo ad R2 ne modifica il valore. La tensione che leggiamo è pertanto alterata dalla presenza di Zt; più è basso il valore di Zt, maggiore è l'errore causato dal suo inserimento in circuito.
E' per tale motivo che nel valutare la bontà di un tester riveste notevole importanza la sua impedenza d'ingresso, che deve essere il più alta possibile per non influenzare eccessivamente il circuito sotto misura.
Come usare il tester (parte seconda)